lunedì 10 marzo 2008

NON PROPRIO ALLEGRO

Allora eccomi qui nuovamente....
Purtroppo l'idea di fare un post sull'informatica è stata accontonata e anche l'intervento di oggi non avrà niente a che fare con computer e roba simile...
Per oggi mi piacerebbe condividere con chi leggerà questo post qualche mia idea riguardo un argomento che sono convinto interessa tutti.
Chi non si è mai chiesto che cosa accadrà dopo la morte? Chi non si è mai domandato se dopo la vita c'è qualcosa?
Beh...non vorrei sembrare macabro, ma io me lo chiedo molto spesso...
E' da premettere che, da ateo convinto quale sono, non credo assolutamente che nell'esistenza di una divinità di qualsiasi tipo e penso fermamente che la vita sulla terra sia solamente la conseguenza di un insieme di eventi naturali che hanno portato nel corso dei millenni allo sviluppo delle varie specie.
Penso quindi che come la vita di per sè sia un evento del tutto naturale, così anche la morte.
Parlare della morte però non è una cosa così semplice, anzi questa è stata proprio una tematica che da sempre è motivo di diatriba per gli esseri umani.
Affrontando questo argomento mi sembra doveroso citare alcuni autori che soprattutto nell'antichità hanno parlato della morte e di tutto ciò che la circonda e con i quali io mi sneto di condividere molte posizioni.
Mi piacerebbe iniziare parlando di Epicuro che, nella sua lettera a Meneceo, esorta un giovane ragazzo a godersi la vita senza preoccuparsi di ciò che accadrà dopo la morte. Epicuro dice chiaramente che la morte "nulla è per noi" perchè quando ci siamo noi non c'è la morte e quando c'è la morte non ci siamo noi. Questa semplice, e apparentemente banale, frase è per me fantastica perchè non sono mai riuscito a trovare una definizione più adatta e che mi si avvicinasse al mio pensiero.
Il tono di Epicuro però non è molto convinto e quando lui parla si sente che prima di convincere gli altri, egli cerca di convincere se stesso.....è Lucrezio, qualche secolo più tardi, che riprendendo le parole di Epicuro esprime questo concetto ancora più decisamente.
Convinto della materialità dell'anima e dell'inisistenza della vita dopo la morte, Lucrezio afferma con tono sicuro che "Nulla è per noi la morte e non ci riguarda per niente dal momento che la natura dell'anima è mortale"(De Rerum Natura III 830,831).
Sulla stessa strada si trova Seneca che, con un' altra espressione geniale dice che "la morte si sconta vivendo" intendendo che forse è più la preoccupazione della morte ciò da cui ci dobbiamo liberare dal monte che alla morte, come evento naturale, nessuno può fuggire...
La mia concezione materialistica, laica e puramente scientifica della vita ha fatto sì che io sia rimasto da subito profondamente affascinato da questi autori che presentavano la morte in questi termini.
Credo che, putroppo o per fortuna, quando arriverà il momento, non saremo altro che concime per la terra. E' bello immaginarsi un qualcosa dopo la morte, è bello pensare che tutto non finisca così di botto ma che comunque ci sia un posto dove andare, ma ritengo che non si debba riporre la fiducia in queste false speranze ma avere la consapevolezza di come stanno le cose veramente. Dal mio punto di vista infatti, questo consente anche di vivere meglio, di non avere preoccupazioni inutili e di fare tutto ciò che si vuole senza temere niente e nessuno( tutto sempre nel rispetto del prossimo perchè questa è una legge che deve essere sempre e comunque rispettata).
Vabbè dai...vi ho annoiati un pò con queste mie parnoie, con questi pensieri tristi che non si addicono proprio a un ragazzo di 20 anni ma che fanno parte di me e del mio modo di essere.
Ok dai, ora basta davvero....

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